“Investi in te stesso” Sì, ma...Cosa significa?

“Investi in te stesso: è l’investimento che paga gli interessi più alti” 

(anonimo)

Quante volte abbiamo sentito frasi del genere?
Ma cosa significa davvero investire su di sé?
Secondo la visione di molti si tratta della pratica di acquisire conoscenze, competenze e abilità nuove, per poterle poi eventualmente vendere o applicare per migliorare la propria carriera o condizione di vita.

Tuttavia questa affermazione può anche essere estesa in senso individuale:
sembra che investire immediatamente nella propria formazione, come autodidatti o non, porti magicamente con sé un miglior stile di vita, una miglior disciplina, più soddisfazione, un’esistenza appagante in ogni campo decidiamo di lanciarci.

Che sia in ambito lavorativo, relazionale o generale, tutti sembrano trovarsi d’accordo su un punto: leggere, leggere, e ancora leggere. Certamente la cultura è importante, così come lo è il dato, l’informazione. Ma se bastasse questo, ogni studente universitario, ogni librofilo, ogni fruitore di qualsiasi tipo di dato avrebbe successo.

Si parla ossessivamente di lettura, di formazione, di accumulo di informazioni. Come se la Conoscenza dipendesse dall’estensione della propria biblioteca; certamente vi è una correlazione, ma non è questa la determinante, la colonna portante del Sapere.

Ma soffermiamoci su una delle parole chiave più usate in questo ambito: Formazione. Il termine proviene dal latino “formatio-onis”, prendere forma. Già possiamo notare il valore sostanziale che questo termine suggerisce. La formazione, l’acquisizione di conoscenza, non è un atto semplicemente cumulativo, bensì sostanziale. Ossia, si tratta di un atto che produce cambiamento verso il soggetto conoscente.

L’investimento in se stesso, possiamo azzardarci a dire, presuppone qualcosa di ben preciso: un auto-modellamento, un darsi forma. E per fare questo, e non dar vita a qualcosa di semplicemente informe, è necessario intraprendere una direzione, avere un obiettivo. Chiedersi: Cosa voglio fare di me?

E la risposta a questa domanda è già un possibile obiettivo che possiamo porci. Un obiettivo per il quale bisogna sudare, riflettere, meditare, studiare, più di qualsiasi altro. In quel luogo, nel luogo di quella riflessione, vengono posti davanti a noi i nostri stessi limiti, le nostre paure, e di conseguenza noi in quanto soggetti. E’ il momento in cui cominciamo a capire che la qualità di vita non è qualcosa di cumulativo, non dipende da ciò che possiedi o quanti libri leggi.