Quando la curiosità è importante
Perché dovremmo essere curiosi? Perché non dovremmo esserlo?
Una duplicità del genere la si può ripercorrere nel corso di tutta la storia del pensiero; tuttavia, per rivolgermi al cuore della questione, suggerisco uno sguardo diretto al termine stesso. “Curiositas” trova la sua radice in cura, e si evolve in attenzione, riguardo, sollecitazione, diligenza. E’ chiaro da questo suggerimento che tale parola ha avuto un’intensa evoluzione durante i secoli: quest’oggi la curiosità è comunemente pensata come qualcosa di leggero, forse addirittura puerile o fanciullesco. E’ tuttavia emblematico come questo termine in antichità fosse associato all’attenzione, alla concentrazione quindi su un tema e all’approfondimento dello stesso: alla conoscenza – per lo meno su quel tema stesso -, quindi.
Uno sguardo sull'evoluzione di questo concetto ce lo offre Michel Foucault, sociologo attivo durante il '900 richiamandosi, per l'appunto, al significato etimologico di curiosità. Dopo le dovute presentazioni al termine (anticipate poco fa), la definisce come “un certo accanimento a disfarsi di ciò che è familiare e guardare le cose diversamente; un ardore di cogliere quello che accade e quello che passa. "
Basandosi su questa definizione, Foucault fece della curiosità il proprio modus operandi, se non indirettamente il cardine della propria filosofia. Secondo il filosofo," Il pensiero che vale la pena praticare non è quello che “cerca di assimilare ciò che conviene conoscere, ma quello che consente di smarrire le proprie certezze” ;
Ossia quello che permette di mettere in discussione ciò che si crede di sapere.
Il principio, quindi, del pensiero critico. Un esercizio che stando a questa linea di pensiero permette la creatività, e oltre a questo, l'originalità.
Tuttavia, questa non è una giustificazione all'ignoranza, ma a rinnovare gli ingredienti del sapere (ossia le informazioni, il dato) in maniera nuova.
La conoscenza non è (o non è soltanto) un consolidamento di ciò che abbiamo già assorbito, ma una sua drastica messa in discussione.
Ma per giungere a questa conclusione, dobbiamo prima capire cos'è la novità.
Questo può facilmente portarci ad un recente dibattito sul processo creativo: creare non è un'azione ex nihilo, ossia letteralmente “dal nulla” ma è una rielaborazione di qualcosa di esistente. Il creativo è colui che a vecchi problemi trova nuove soluzioni, talvolta partendo persino dal problema stesso e “rovesciandolo”.
"I grandi artisti rubano" diceva Picasso, e potremmo tranquillamente estendere questa caratteristica a chiunque risolva un problema creativamente . Ed è esattamente qui che entra in gioco la Curiositas. Si tratta prima di tutto del semplice atto di guardarsi intorno, con uno sguardo pulito, privo di aspettative e soprattutto ascoltatore. Inevitabilmente, la caratteristica di un Curioso è quella di saper ascoltare, di voler ascoltare ciò che attira la sua attenzione; e in secondo luogo di approfondire i meccanismi che hanno portato quella cosa ad essere ciò che è.
Ed è qui che entra in gioco una valida discriminante tra la curiosità come qualcosa di improduttivo, o persino alienante, e la curiosità vissuta da Foucault come principio della Conoscenza. La curiosità è una valida scintilla, ma non è un insieme di scintille ciò che crea il fuoco. Il fuoco è scintilla e persistenza, curiosità e diligenza, spirito critico nella sua cristallizzazione più libera e forte.
Siate Curiosi!